Gli “sconsigli” di Andrea Gualchierotti: Arianna di Jennifer Saint

La canzone di Achille, Circe, il canto di Calliope…

Di rivisitazioni e riproposizioni del mito greco, negli ultimi anni, a poco a poco ne sono uscite molte. Come sempre avviene per questo tipo di fenomeni, un po’ spontaneamente (certi climi si creano nell’aria) un po’ per moda, i titoli si sono accumulati, dando vita a un vero e proprio filone che, in buona sostanza, afferma di dare voce al lato “dimenticato” delle tante vicende della mitologia ellenica, ovvero quello femminile.

Che si parli di episodi del ciclo troiano o di specifiche avventure di dei ed eroi, sono dunque quasi sempre le donne a
essere protagoniste. Perché, si dice, i racconti dell’antichità non hanno dato sufficiente voce al loro cuore, alla loro sensibilità. E ne hanno spesso oscurato la forza, il carattere indomabile che le ha rese in più di un caso eroine. È dunque seguendo questo filo rosso (metafora non casuale!) che trattiamo oggi di Arianna, di Jennifer Saint, autrice non a caso messasi alla prova anche su un’altra figura celeberrima del mito antico, Medea.

Ebbene, il romanzo della Saint è un buon modello di cosa gli autori novelli devono evitare di fare se hanno intenzione di scrivere una storia che venga ricordata, appena qualche mese dopo l’eventuale uscita, come una delle tante, “sai quella che parla di quella tipa greca che…”.

Vi sarà capitato di riferirvi così a un romanzo che pure avete letto da poco, vero? Ecco, ci siamo capiti.

Qualcuno, almeno di coloro che hanno per la mitologia antica una particolare passione, vi direbbe che il maggior difetto di Arianna sta nella sua pretesa di rileggere la storia della principessa cretese – prima compagna e amante di Teseo, fondamentale per la sua vittoria contro il minotauro, poi fidanzata abbandonata – alla luce di una sensibilità contingente che rischia di dare della vicenda una versione già vecchia fra qualche anno. Ci sta.

Ma quello che rende il volume della Saint un degno esempio di “sconsiglio” non è tanto aver reso Arianna una (ennesima) fanciulla ribelle e volitiva secondo la visione corrente, ma proprio averlo fatto a metà. Arianna, infatti, è libera e determinata anche nella versione originale del mito, anche se – a scorno di alcuni – a salvarla dall’abbandono di Teseo è proprio un altro maschio: il dio Dioniso. Qui però l’eroina il cui filo ha reso possibile l’uscita dal labirinto dell’eroe ateniese, resta una ragazza a metà del guado: ribelle, ma non troppo. Di carattere, ma manipolabile e indecisa. Se c’è chi potrebbe vedere in ciò i segni di una particolare propensione al realismo, almeno all’inizio, scoprirebbe poi pagina dopo pagina come tale impressione sia errata. L’esperienza non insegna molto alla protagonista del romanzo, che rimane uguale a se stessa e calcificata senza cenni di evoluzione.

Tuttavia, la gran pecca del volume non risiede qui, ma altrove. Ovvero nell’aver sprecato l’occasione data dalla crescita attuale del filone sopra menzionato. Se l’autrice ha avuto il gran merito di individuare una storia dalle buone potenzialità, ebbene le ha sprecate rendendo il tutto l’ennesima copia carbone di trame che già affollano le librerie. Aveva dalla sua personaggi di alto spessore: una principessa esotica, un eroe ricco di chiaroscuri come Teseo, una coprotagonista del rango di Fedra. C’erano tutte le possibilità
per rendere Arianna la nuova pietra di paragone per questo filone romance a sfondo mitico. Ne è uscita fuori l’ennesima riproposizione femminista di una storia che, a questo punto, conosciamo già tutti.
Il problema, ovviamente, non è di merito, ma di mancanza di una scintilla originale, e il paragone con la maestra del ramo Miller, anche in termini di capacità di intrattenimento, impietoso.
Arianna costituisce dunque un insegnamento importante per gli aspiranti autori. Se volete inserirvi in una corrente che tira, sappiate che il confronto con i migliori – quelli che l’hanno creata e ne hanno definito stile e contenuti – sarà automatico da parte dei lettori. Lettori che vi giudicheranno soprattutto per l’audacia con cui saprete aggiungere il vostro apporto a vicende che altrimenti sanno – ancora prima di leggerle – di “già visto”. Esercitatevi, anche solo a titolo personale, a creare versioni differenti della stessa trama, degli stessi personaggi, a mutare caratteristiche e intrecci. Otterrete riproposizioni inedite delle grandi storie, salvando il canovaccio principale.

Molti lettori non aspettano che questo!

Articolo di Andrea Gualchierotti

 

 

“Lenta, forse, ma efficace è l’azione degli dei.”

 

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