Nato a Danzica nel 1927, l’autore prova all’età di quindici anni ad arruolarsi nella marina del terzo Reich ma scopre, tramite una lettera di coscrizione, che avrebbe dovuto indossare l’uniforme delle SS. Ferito in battaglia, trascorre due anni in un campo di prigionia. Negli anni successivi alla guerra sarà molto attivo nel movimento pacifista. Il Tamburo di latta è la sua prima opera, la quale gli regala un immediato successo. Nel 1999 verrà insignito del Premio Nobel per la Letteratura.
Perché dovremmo leggerlo? Spesso si parla della sindrome di Peter Pan riferendosi all’eterna fanciullezza. Ma Peter fugge dal mondo per poter raggiungere e preservare tale stato di perenne ingenuità e freschezza. Oskar e il suo tamburo rappresentano un bel più alto livello di ostinazione a non voler crescere, alla cecità riguardo la brutalità dell’essere umano. In mezzo alla devastazione delle persecuzioni agli ebrei, durante una feroce sparatoria nella posta di Danzica, di fronte agli stupri e alle uccisioni per mano dell’Armata Rossa, Oskar resterà bambino, provando a conciliare due istanze divergenti: il male fatto e il male subito.